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Cosenza, duplice omicidio nell’86: la Cassazione ribalta il verdetto: ergastolo per Ruà e Bruni

Cosenza, duplice omicidio nell’86: la Cassazione ribalta il verdetto: ergastolo per Ruà e Bruni

La Corte di assise di appello di Catazaro, ha eliminato le attenuanti generiche e ha confermato la condanna all'ergastolo Gianfranco Ruà e Gianfranco Bruni, entrambi ritenuti storici esponenti storici della 'ndrangheta cosentina e coinvolti come presunti responsabili in un duplice omicidio avvenuto nel 1986. I due infatti sarebbero tra gli esecutori materiali dell'omicidio di Marcello Gigliotti e Francesco Lenti, entrambi giovani cosentini uccisi in una casa rurale di Rende in modo brutale dopo essere stati attirati in una trappola nel febbraio di trentasei anni fa. L'eventuale concessione delle attenuanti generiche avrebbe tramutato la pena in una reclusione di 20 anni.

A Lenti venne staccata la testa con una falce. I giudici di secondo grado hanno ribaltato - su indicazione della Cassazione che aveva accolto il ricorso del sostituto procuratore generale Salvatore Di Maio - la sentenza emessa nei mesi scorsi dai loro colleghi di un'altra sezione di Assise. Colleghi che avevano concesso agli imputati le attenuanti generiche condannandoli a vent'anni. di reclusione. In quell'occasione i giudici avevano ritenuto Ruà e Bruni meritevoli del beneficio perché avevano reso piena confessione a decenni di distanza dal fatto di sangue.

Confessioni ritenute invece "strumentali" - secondo il pg Di Maio - a scagionare il coimputato Francesco Patitucci, boss di Rende, processato intanto separatamente. E proprio il rappresentante della pubblica accusa ha chiesto in udienza oggi la trasmissione degli atti relativi alle dichiarazioni autoaccusatorie rese da Bruni e Ruà alla Procura competente perché apra un procedimento per favoreggiamento. I due imputati - questa la ipotesi del pg Di Maio - avrebbero con la loro condotta dibattimentale inteso favorire il capobastone rendese.

Lenti e Gigliotti erano due rapinatori in quota al clan Pino-Sena. Irregolari, troppo autonomi e fumantini, si erano macchiati anche di alcuni omicidi non autorizzati che avevano messo a repentaglio la pace mafiosa stipulata in quel periodo dai clan cosentini. Per queste ragioni, gli stessi “amici” avevano deciso di sbarazzarsi di loro. Sulla vicenda si sono espressi nel tempo diversi pentiti, fra cui l’ex boss Franco Pino. Secondo loro, quel giorno di febbraio Lenti e Gigliotti furono attirati nella casa rendese di Francesco Patitucci con il pretesto di una frittoliata rivelatasi poi una trappola mortale.

Lenti venne ucciso subito con una fucilata, e poi decapitato. Gigliotti, invece, subì prima alcune torture e poi finì giustiziato pure lui. I loro corpi furono poi scaricati in una macchia di bosco nei pressi di Falconara Albanese, e rinvenuti dopo circa una settimana semisepolti dalla neve. Il crimine, rimasto a lungo insoluto, ha dato origine a partire dal 2010 a ben tre processi. Oltre a quello contro Ruà e Bruni, infatti, è stato giudicato a parte il pentito Roberto Pagano (dieci anni di pena) e, in un terzo procedimento, lo stesso Pino con Francesco Patitucci.

Quest’ultimo è stato destinatario di un altro ergastolo ancora fermo al primo grado di giudizio. La sua posizione è intimamente connessa a quella di Bruni e Ruà che, con le loro confessioni, scagionavano di fatto Patitucci dall’accusa di aver partecipato alla mattanza. Al momento, nessun giudice ha dato credito al loro tentativo di revisionismo criminale. Per Bruni e Ruà si tratta del secondo ergastolo dopo quelli incassati al termine del processo Missing.

 

 

 

 

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