Art Basel lancia la sua blockchain e la fiera di Miami Beach compie 20 anni

Art Basel lancia la sua blockchain e la fiera di Miami Beach compie 20 anni

In dirittura del ventennale di Art Basel Miami Beach (dall’1 al 3 dicembre 2022), l’MCH Group che controlla le fiere di Art Basel a Basilea (fondata nel 1970), quella di Hong Kong e ora quella nuovissima di Paris+, ha scelto il nuovo amministratore delegato, Noah Horowitz, da ieri subentrato al Global Director Marc Spiegler, da dieci anni indiscusso regista di questa piattaforma leader di un mercato cresciuto in maniera verticale sotto la spinta della sua direzione, facendo diventare questi eventi un appuntamento imprescindibile, alla cui partecipazione ambiscono centinaia di gallerie del mondo, sottoposte alla scrematura del vetting che stabilisce chi e dove può essere ammesso in questo tempio dalle vendite milionarie.

Come evidenzia anche la sesta edizione di The Art Market 2022 (con i risultati dell’anno precedente, che includono quelli delle aste, i dati delle vendite online e anche quelle degli NFT, passate da 4,6 milioni di dollari nel 2019 agli 11.1 miliardi di dollari nel 2021).

Questo report di Art Basel in collaborazione con UBS - redatto da Clare McAndrew, fondatrice di Arts Economics - radiografa il mercato dell’arte, che ha avuto una ripresa eccezionale dopo la pandemia, raggiungendo i 65,1 miliardi di dollari, calcolati su base globale, con un + 29% rispetto al 2020 e al 2019, e gli Usa in pole position a guidare questa rapida risalita, seguiti dalla Cina e dalla Gran Bretagna. Per comprare arte, il 76% dei collezionisti si rivolge a dei dealer privati che li accompagnano nelle scelte.

Su questi dati confortanti siede da ieri il nuovo amministratore delegato Noah Horowitz (storico dell’arte con un Ph.D al Courtauld Institute of Art di Londra) già nel seno di Art Basel nella sua qualità di direttore delle Americhe dal 2015 al 2021, e alle spalle diverse esperienze tra cui quella a Sotheby’s (come direttore mondiale del dipartimento delle gallerie e dei dealer) e, ancora prima, era stato direttore esecutivo dell’Armory Show di New York. 

Un ecosistema dell’arte
Il ventennale di Art Basel Miami è stato programmato in grande stile (282 gallerie da 39 Paesi), nel settore Meridians - diretto da Magalí Arriola direttrice del Museo Tamayo di Città del Messico -verranno presentati 20 progetti su larga scala, alcuni introdotti e attivati da performances come quella di María José Arjona, dal titolo Silla (del 2011) della durata di sei ore, sotto una “cupola” di sedie. Mentre la galleria James Cohan propone una struttura di Christopher Myers che spesso lavora con patchwork di tessuti mentre qui realizza un grande elemento ottagonale con vetro rilegato a piombo, raffigurante corpi di persone black, una narrazione di figure che verrà resa fisicamente da una performance. L’artista multidisciplinare rafa esparza, nato a LA nel 1981, si produrrà in una performance incentrata sulle lowrider car (ossia quelle auto americane degli anni 50 e 60, basse, modificate nelle dotazioni e nella carrozzeria, per gareggiare), in cui lui sarà un conducente cyborg (a cura della galleria Commonwealth and Council).

Autenticazione delle opere e royalties
Che ArtBasel non sia solo la più importante fiera a livello mondiale, ma sia diventato un ecosistema dell’arte, lo dimostra anche il nuovo progetto Arcual (a cui ha dato vita insieme al suo gruppo di appartenenza MCH e alla Luma Foundation), una nuova blockchain (basata sul web3 e con l’esperienza di BCG Digital Ventures) che da oggi offre smart contracts per l’autenticazione delle opere e delle royalties derivanti da ogni vendita, anche nel settore del mercato digitale e degli NFT, in grande espansione. Arcual, che si rivolge ad artisti, gallerie, istituzioni e collezionisti, sarà presentato proprio ad Art Basel Miami. Le transazioni sono naturalmente privilegiate da questo sistema che vuole appunto certificare la proprietà, le vendite primarie e successive di un’opera, con il passaggio di acquirente in acquirente, e la conseguente archiviazione dei dati inerenti l’opera d’arte e le attività ad essa connesse.

Emergenti da tenere d’occhio
Tornando invece alla fiera Paris+par Art Basel, che si è svolta al Grand Palais Éphémère, è stata subito un successo, anche se alcuni aspetti organizzativi devono essere aggiustati (come l’accoglienza dei vip, in coda per un’ora per accedere alla lounge riservata). La sezione delle gallerie emergenti potrebbe essere ampliata, perché davvero lì si sono viste proposte interessanti. Se le opere di gran nome hanno già trovato acquirenti dal portafoglio capiente, ci sono ancora gli emergenti da considerare. La galleria libanese Marfa’ ha presentato, come monografica, il lavoro della giovane artista Caline Aoun, incentrato sul concetto di tempo, che lascia tracce minime come in quelle opere di colore grigio, fatte con la polpa della cellulosa ed esposte ancora molli, per ore, nel suo giardino sotto gli alberi di pino, gli aghi che vi cadono sopra formano labili segni.

La galleria LC Queissier, con sede a Tbilisi, ha proposto Thea Gvetadze, artista georgiana che ha vissuto per anni a Berlino prima di ritrasferirsi nel suo Paese. Nella sua installazione sono chiaramente visibili i riferimenti alla sua terra, rievocando l’interno di una casa tradizionale dove sulla cucina sta cuocendo un tipico pane. Così è anche in un’altra opera che riproduce una camicia con dei bottoni a forma di ciliegia. Patrick Goddard nello stand della londinese Seventeen, impronta il suo lavoro al gioco, con i plastici di città in miniatura e un trenino elettrico che va e viene, l’installazione era però completata da un video che ci mette nella prospettiva di come gli animali (lumache comprese) vivono una vita “umana” commentando la nostra.

La galleria francese Parliament ci fa conoscere il lavoro dell’artista giapponese Nile Koetting che, con le sue opere luminose, ci fa riflettere sulla scala sociale nella quale è immersa la società da cui proviene (ma anche la nostra). Così una forma esposta riproduce la pianta di un teatro, che già nella scelta del posto, più o meno costoso, indica una certa gerarchia. Da Efremidis (Berlino) abbiamo notato l’artista Hannah Sophie Dunkelberg, che concepisce le sue opere come dei pezzi di design, come quelle catene in acciaio simili a candelabri di chiesa, reggono delle lampade di vetro. L’italiana Veda di Firenze, ha ospitato una pittrice americana che ha vissuto nella loro città, per realizzare lo sfondo, sul quale incollare i suoi disegni, l’artista Monique Mouton, ha preso dei tessuti scelti nel magazzino della ditta Gori, una famiglia di imprenditori che ha un importante parco di scultura nella Fattoria di Celle, vicino a Pistoia.

L’arte cresce tra gli alberi
Tra i segni della presenza di Art Basel nel cuore di Parigi restano in mente le opere alle Tuileries e in Place Vendôme. Nei giardini, i leoni-guardiani di Nina Beier (proposta dalla Croy Nielsen e Standard di Oslo) che hanno lasciato il piedestallo accasciandosi a terra; poi la scultura formata da geometrie metalliche colorate di Grazia Varisco dal titolo Gnom-one, two,three (del 1984, presentata dalla M77 di Milano) e il grande telero di Roméo Mivekannin, che riproduce, ma in maniera variata, le Nozze di Cana di Paolo Veronese (1562/63), conservate nel vicino Louvre. L’artista ivoriano (tra quelli della galleria di Cécile Fakhoury) isola in questa narrazione dipinta dal grande pittore veneto, le zone d’ombra corrispondenti a delle scene d’ingiustizia.

La caduta dei pianeti e l’obelisco napoleonico
L’installazione più spettacolare è quella della scultrice polacca Alicja Kwade che troviamo in Place Vendôme (curata da Jérome Sans per Kamel Mennour, fino al 13 novembre). Grandi globi di pietra e marmo - racchiusi tra scale che sembrano piuttosto incudini o trappole – compongono l’opera Au cours des mondes e sono come dei pianeti caduti sulla terra, quasi volessero colpire il nostro antropocentrismo. E comunque mettere in discussione il nostro essere nel mondo, anche in rapporto al potere, simboleggiato da quell’obelisco commissionato nel 1806, a seguito della vittoria di Napoleone ad Austerlitz l’anno prima. L’uomo fluttua su questa sfera che gira nel vuoto, cercando un senso alla sua vita e alle sue azioni. L’artista dice che “noi siamo gli dei che creano questi pianeti, inventando la nostra realtà di volta in volta. Ma noi siamo ininfluenti, essendo solo dei puntini. Una piaga temporanea che ha afflitto questo bellissimo globo”.

 

 

 


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