L’amarezza di Pino Masciari: “Se mi succedesse qualcosa i responsabili sono coloro che mi hanno tolto la scorta”

L’amarezza di Pino Masciari: “Se mi succedesse qualcosa i responsabili sono coloro che mi hanno tolto la scorta”

 Era il 1988 quando Pino Masciari ereditava l’azienda del padre nel settore edile, la «Masciari Costruzioni». Nei primi anni ‘90, Masciari si ribella alla ‘ndrangheta e ai politici collusi con le cosche. Nel 1994 si presenta davanti al Diparimento Anti Mafia di Catanzaro e iniziano le denunce. Grazie alle sue parole vengono arrestati numerosi capi clan: i Vallelunga, i Sia, gli Arena, i Trapasso-Scerbo e i Mazzaferro. L’azienda inizia ad andare male tanto da fallire nel 1996 e uno dei suoi fratelli viene gambizzato da un sicario di un clan. Nel 1997 Masciari e la famiglia vengono inseriti nel programma protezione testimoni.

"Prendo atto e subisco, dopo 25 anni di lotte e denunce, della netta volontà di revocare la scorta a me e alla mia famiglia". È lo sfogo dell'imprenditore a cui lo scorso 15 ottobre è stato notificato dalla Prefettura di Torino, il provvedimento attraverso il quale il Viminale ha avviato la revoca della scorta. "Mi riservo in ogni caso di impugnare il provvedimento all'atto della sua notifica, qualora la decisione definitivamente assunta non fosse idonea a garantire la mia sicurezza e quella della mia famiglia. Voglio preliminarmente mettere in chiaro, a scanso di equivoci e possibili strumentalizzazioni, che questa non è assolutamente una questione politica, né interessa determinazioni assunte dal nuovo Governo, semmai è il Governo uscente che avrebbe dovuto fornire spiegazioni in merito. Tuttavia, è evidente che oggi l'attuale Esecutivo è nella responsabilità e nelle condizioni di poter intervenire in favore mio e della mia famiglia".

Il cittadino onorario di Torino prosegue: "Sto meditando in maniera seria e ponderata di compiere il gesto di rientrare in Calabria, di riprendere la mia vita, di muovermi in autonomia ovunque io voglia, con la determinazione di chi ha sempre lottato a difesa della propria libertà». Ma avverte: «È scontato che qualora mi dovesse succedere qualcosa riterrò responsabili gli organi competenti e chi, avviando il procedimento di revoca della scorta, ha ritenuto che io non sia più in pericolo, effettuando una valutazione che si rivelerebbe evidentemente e palesemente errata rispetto la condizione della mia sicurezza".

Si potrebbe sintetizzare in questa unica e simbolica parola SILENZIO la vicenda che ha interessato il testimone di giustizia Pino Masciari che dopo aver lanciato un grido d’aiuto affinché non gli venisse revocata la scorta a cui è sottoposto, ha fatto sapere che nonostante i suoi appelli rilanciati dalla stampa, le dichiarazioni dei politici e delle associazioni, ancora ad oggi tutto tace.

“Tutto è identico a quando ho reso pubblica la notifica dell’atto finalizzato alla revoca della scorta”, sbotta l’imprenditore informando di aver anche inviato una lettera alle città che gli hanno conferito la cittadinanza, chiedendo aiuto, “ma tante amministrazioni ancora oggi non hanno dato nessun cenno di risposta alla mia missiva”, commenta rammaricato. Un silenzio, quest’ultimo, che sta facendo riflettere Masciari sull’opportunità di restituire la stessa cittadinanza a quelle città che “continuano ad ignorare la richiesta di sostegno di un loro concittadino”.

“Non servono le passerelle, le giornate commemorative, i convegni, se poi - continua il testimone - all’atto concreto non si sanno intraprendere azioni chiare che diano il segno tangibile del proprio impegno nell’antimafia”. Stesso comportamento tenuto anche dalle istituzioni calabresi: “a parte la telefonata del presidente del Consiglio Comunale di Catanzaro ricevuta mercoledì - afferma Masciari - nessuno si è più fatto sentire. Solo singoli esponenti politici mi hanno espresso il loro sostegno facendo appello a chi è nella possibilità di intervenire (Luigi De Magistris, l'ex- deputato Francesco Sapia, l’on. Simona Loizzo, il Consigliere regionale Antonio Maria Lo Schiavo, il laboratorio politico Primavera della Calabria, coordinato da Anna Falcone, il Movimento 24 agosto di Pino Aprile nonché Pedagogia della Resistenza con il prof. Giancarlo Costabile il Sindaco di Cinquefrondi (RC) Michele Conia)”.

Per il resto, “come sempre da 25 anni”, la Calabria tace: “ma tacere e non prendere posizione - prosegue l’imprenditore - non esonera dalla proprie responsabilità, anzi: in qualche modo rende complici. Il silenzio, anche quello delle persone oneste, finisce per colludere con la ‘ndrangheta”. Per Masciari, dunque, serve un risveglio delle coscienze: “tutti e ciascuno - afferma - dovrebbero sentire l’urgenza di prendere posizione e scegliere se agire favorendo o contrastando l’antistato. Lo ripeterò all'infinito: la mia battaglia non è questione privata, ma la rivendicazione di un diritto di tutti: poter denunciare, opponendosi alla ‘ndrangheta, con la certezza della protezione da parte dello Stato! Certezza: perché lo Stato non può e non deve agire con la stessa ambiguità della malavita!” conclude.

 

 

 

 


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