Grasso Addominale: Rischi, Cause e Trattamento

Grasso Addominale: Rischi, Cause e Trattamento

Il grasso addominale, in inglese volgarmente detto "pot belly" o "beer belly",  come suggerisce il nome stesso, è una particolare distribuzione dell'adipe corporeo. Tipicamente di natura androide, la cosiddetta conformazione "a mela", quando fortemente in eccesso, il grasso addominale va a delineare la cosiddetta "obesità addominale" (obesità centrale). Il grasso addominale non è tutto uguale; si differenzia in grasso sottocutaneo e grasso viscerale o intra addominale (avvolge gli organi); nell'addome, il grasso intramuscolare è molto scarso. Il grasso viscerale è composto da diversi depositi adiposi tra cui tessuto adiposo mesenterico, epididimale bianco (EWAT) e grasso perirenale.

Correlandosi positivamente alle patologie dismetaboliche, all'aumento del rischio cardiovascolare, alla malattia di Alzheimer e alla riduzione dell'aspettativa di vita, il grasso addominale ha una rilevanza clinica piuttosto elevata; ha una fortissima associazione con il diabete mellito tipo 2 (T2DM). Studi scientifici dimostrano che l'obesità viscerale è più pericolosa dell'obesità generale. I fattori responsabili dell'aumento del grasso addominale sono, oltre al sesso maschile, l'eccesso calorico della dieta, l'abuso di alcolici e la sedentarietà.

La stima del grasso addominale si esegue rilevando con il nastro metrico la circonferenza addominale o circonferenza vita (più o meno all'altezza dell'ombelico); in alternativa è possibile eseguire tomografia computerizzata e risonanza magnetica. Se la lunghezza è superiore a 102 nei maschi e 88 nelle femmine, si parla di obesità localizzata. Per ridurre il grasso addominale è invece sufficiente adottare una terapia alimentare ipocalorica dimagrante equilibrata, con una quantità appena sufficiente di carboidrati in caso di insulino resistenza o diabete mellito tipo 2, e una terapia motoria mista - anche se prevalentemente aerobica.

Rischi del grasso addominale
L'eccesso di grasso addominale si associa ad un rischio statisticamente più elevato di malattie cardiache, ipertensione, insulino-resistenza e diabete di tipo 2. Con un aumento del rapporto tra vita e fianchi e anche solo della circonferenza vita, in generale, aumenta anche il rischio di morte. All'obesità addominale viene correlata anche la sindrome metabolica, i disordini lipidici del sangue (dislipidemie), l'infiammazione sistemica, ridotta tolleranza al glucosio e insulino-resistenza, diabete mellito tipo 2 conclamato e aumentato rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Si ritiene che il grasso intra-addominale sia il tipo di deposito che implichi il maggior rischio per la salute.

L'accumulo di grasso addominale può essere una manifestazione delle lipodistrofie, un gruppo di malattie ereditate o dovute a cause secondarie – come gli inibitori della proteasi, un gruppo di farmaci usati contro l'AIDS. L'eccesso di grasso viscerale è un sintomo della sindrome di Cushing; è anche molto comune nei pazienti con sindrome dell'ovaio policistico (PCOS).

Nei soggetti con obesità centrale che soffrono di intolleranza al glucosio e dislipidemie, soprattutto ipertrigliceridemia grave, si manifesta un elevato flusso di acidi grassi liberi al fegato, provocando anche steatosi epatica grassa. L'effetto dell'adiposità addominale non si verifica solo negli obesi, ma colpisce anche le persone con indice di massa corporea (BMI) inferiore (< 30) incidendo notevolmente sulla sensibilità periferica all'insulina; ergo, è possibile ammalarsi di insulino resistenza e ridotta tolleranza al glucosio anche essendo semplicemente in sovrappeso ma con distribuzione androide dell'adipe. Recenti studi hanno convalidato la correlazione tra "Body Volume Index" (BVI) e biomarcatori di rischio cardiovascolare.

Ghroubi et al. (2007) hanno esaminato la significatività della circonferenza addominale e del BMI sulla presenza di osteoartrite del ginocchio nei pazienti obesi. Hanno scoperto che entrambi si correlano alla presenza di dolore al ginocchio e osteoartrite ed hanno concluso che un'alta circonferenza addominale si associa a una grande ripercussione funzionale dell'articolazione.

Grasso addominale e diabete mellito tipo 2
Esistono numerose teorie sulla causa esatta e sulla patogenesi del diabete mellito tipo 2. Ad esempio, è noto che l'obesità centrale predisponga gli individui ad una certa resistenza insulinica. Il grasso addominale è particolarmente attivo dal punto di vista ormonale, poiché secerne un gruppo di ormoni chiamati adipochine, le quali possono compromettere fortemente la tolleranza al glucosio. Al contrario, basse concentrazioni di adiponectina rilevate nei soggetti obesi e diabetici, si sono dimostrate benefiche e protettive nei confronti del diabete mellito di tipo 2.

L'eccesso di grasso addominale si correla ad insulino-resistenza, una delle principali caratteristiche del diabete mellito di tipo 2, tanto quanto allo stesso T2DM. L'aumento dell'adiposità determina un incremento dei livelli sierici di resistina, che a sua volta correla direttamente alla resistenza all'insulina. Gli studi hanno anche confermato un legame diretto tra i livelli di resistina e T2DM. Sembra proprio il deposito addominale, rispetto ad altre posizioni del corpo, ad innalzare maggiormente i livelli di resistina; al contrario, questi diminuiscono alla riduzione dell'adiposità – in seguito a trattamento medico.

Grasso addominale e asma
Esiste il pericolo che l'accumulo di grasso addominale sia anche direttamente correlato all'insorgenza di asma. Come risultato della respirazione a basso volume polmonare, i muscoli sono più deboli e le vie aeree più strette. Nelle persone obese è spesso evidente una rapida e breve frequenza respiratoria, che permette di inalare solo piccole quantità d'aria. Le persone obese hanno anche maggiori probabilità statistiche di ricovero in ospedale per asma. Uno studio ha affermato che il 75% dei pazienti trattati per asma in pronto soccorso era in sovrappeso od obeso.

Grasso addominale, demenza e morbo di Alzheimer
Sulla base degli studi condotti, è evidente che l'obesità ha una forte associazione con malattie vascolari e metaboliche, a loro volta potenzialmente collegate alla malattia di Alzheimer. Studi recenti hanno anche dimostrato un'associazione tra obesità di mezza età e demenza, ma la relazione tra obesità e demenza in terza età sembra paradossalmente meno chiara. Uno studio di Debette et al. (2010) che ha esaminato oltre 700 adulti ha suggerito che volumi più elevati di grasso viscerale, indipendentemente dal peso complessivo, possono associarsi a volumi inferiori di cervello e all'aumento del rischio di demenza. La malattia di Alzheimer e l'obesità addominale hanno una forte correlazione e, con l'aggiunta di fattori metabolici, il rischio di sviluppare questo morbo sembra aumentare ulteriormente. Sulla base di analisi di regressione logistica, è stato riscontrato che l'obesità si associa ad un rischio di aumento della malattia di Alzheimer quasi 10 volte superiore.

Cause del grasso addominale
Le cause e i fattori predisponenti di grasso addominale sono diversi. L'ipotesi più quotata sulle cause di accumulo adiposo è lo squilibrio energetico, ovvero il bilancio calorico positivo [energia IN – energia OUT]. In pratica, l'organismo introdurrebbe più calorie di quelle che effettivamente consuma. Questo vale per il sovrappeso e l'obesità con distribuzione androide (grasso addominale), tanto quanto quella ginoide. Alcuni studi suggeriscono anche una correlazione tra adiposità viscerale, in presenza di dislipidemie e riduzione della sensibilità insulinica, ed eccessivo consumo di fruttosio.

È stato associato positivamente all'obesità, soprattutto addominale, e all'eccesso calorico nella dieta, il consumo eccessivo di carne. Possono essere molto importanti anche certi fattori ambientali come il fumo (tabagismo) materno durante la gestazione, la presenza di composti estrogenici e di sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino nella dieta. È stato dimostrato che la qualità proteica è inversamente proporzionale al deposito di grasso addominale; maggiore è il valore biologico medio o il rapporto tra amminoacidi essenziali e proteine totali, minore è l'incidenza di obesità centrale. Gli adipociti della sede viscerale rilasciano i loro sottoprodotti metabolici nella circolazione portale, dove il sangue conduce direttamente al fegato. Quindi, l'eccesso di trigliceridi e di acidi grassi creati dalle cellule adipose viscerali promuoverà l'accumulo lipidico nel fegato. Questo concetto è noto come "lipotossicità".

L'ipercortisolismo, come avviene nella sindrome di Cushing, può indurre l'obesità di tipo centrale. Molti farmaci da prescrizione come il desametasone e altri steroidi possono avere l'effetto collaterale di promuovere l'obesità centrale, soprattutto in presenza di elevati livelli di insulina. La prevalenza dell'obesità addominale sta aumentando nelle popolazioni occidentali, probabilmente a causa del connubio tra bassa attività fisica e diete ipercaloriche; ciò si manifesta anche nei paesi in via di sviluppo, dov'è associata all'urbanizzazione delle grosse città. Per la valutazione del grasso addominale si consiglia di usare sia la misurazione della circonferenza vita, sia il calcolo dell'indice di massa corporea (BMI) - meglio se corretta per costituzione e tipo morfologico (parametri dello scheletro).

Grasso addominale e consumo di alcol
Uno studio ha dimostrato che il consumo di alcol è direttamente associato alla circonferenza della vita, con un maggior rischio di obesità addominale negli uomini, ma non nelle donne. Escludendo i sotto rapporti per l'energia della dieta, queste associazioni si attenuano leggermente. Si è infatti osservato che l'aumento del consumo di alcolici aumenta soprattutto il rischio di superare l'assunzione calorica raccomandata nei maschi; nelle femmine, l'analisi è più complessa. Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare se esiste una relazione significativa tra il consumo di alcol e obesità addominale nelle donne che consumano quantità elevate di alcol.

Diagnosi di grasso addominale in eccesso
Esistono vari modi per misurare l'obesità addominale, tra cui:

  • Circonferenza vita (> 102 cm negli uomini e > 88 cm nelle donne)
  • Rapporto vita-fianchi (la circonferenza della vita divisa per quella dei fianchi > 0,9 per gli uomini e > 0,85 per le donne
  • Diametro addominale sagittale
  • Rapporto vita / statura (poco utilizzato).

Nei soggetti con BMI inferiore a 35, il grasso viscerale è correlato a esiti negativi sulla salute indipendentemente dal grasso corporeo totale; ha una correlazione particolarmente forte con le malattie cardiovascolari. Il BMI e le misurazioni della circonferenza vita sono i due metodi più accreditati per diagnosticare l'obesità. Tuttavia, la rilevazione del girovita non è accurata come il BMI, pertanto si consiglia di utilizzare entrambi i metodi in parallelo.

In alcuni casi può essere necessario effettuare una diagnosi differenziale per distinguere l'obesità centrale da ascite e distensione addominale da meteorismo / gonfiore intestinale. Nella coorte di 15.000 persone che hanno partecipato al "National Health and Nutrition Examination Survey" (NHANES III), la circonferenza della vita ha spiegato il rischio per la salute (Sindrome Metabolica) legato all'obesità meglio dell'indice di massa corporea (o BMI). In altre parole, il grasso addominale sembra essere un fattore di rischio maggiore rispetto alla quantità di grasso totale per l'insorgenza di sindrome metabolica (SM).

Un'altra misura dell'obesità centrale che ha dimostrato superiorità rispetto al BMI nel predire il rischio di malattie cardiovascolari è il "Indice di Obesità Centrale" (WHtR), dove un rapporto di > = 0,5 (cioè una circonferenza della vita di almeno la metà della statura individuale) è una previsione di aumento del rischio. Un altro sistema di diagnosi per obesità è l'analisi del grasso intra-addominale, che costituisce un rischio ancora maggiore. L'aumento della quantità di grasso in questa regione si correla a livelli più elevati di lipidi e lipoproteine ​​plasmatiche (Eric Poehlman, 1998).

Una crescente consapevolezza dell'importanza del grasso addominale come indicatore di rischio per la salute ha portato a nuovi sviluppi nella diagnosi dell'obesità, ad esempio l'indice del volume corporeo (Body Volume Index), che misura il deposito centrale valutando la forma del corpo di una persona e la sua distribuzione del peso. L'adiposità addominale non si verifica solo negli obesi, ma colpisce anche le persone con BMI < 30 e contribuisce a definire la sensibilità insulinica.

Prevenzione e trattamento del grasso addominale
L'esercizio fisico regolare, un'alimentazione equilibrata e il bilancio calorico neutro in caso di normopeso, o negativo in caso di sovrappeso, prevengono e aiutano a combattere il grasso addominale. Un chilo di adipe produce circa 7000 kcal di energia e quindi la perdita di peso si ottiene riducendo l'assunzione di energia o aumentando il dispendio energetico, ottenendo così un bilancio negativo. Terapie aggiuntive che in passato venivano spesso prescritte dal medico erano a base di orlistat e sibutramina, sebbene quest'ultima sia stata associata ad aumento degli eventi cardiovascolari e ictus, e sia stata ritirata dal mercato negli Stati Uniti, nel Regno Unito, nell'UE, in Australia, in Canada, a Hong Kong, in Thailandia, in Egitto e in Messico.

Uno studio del 2006 pubblicato sul "International Journal of Sport Nutrition and Exercise Metabolism" suggerisce che combinare l'allenamento cardiovascolare aerobico con l'allenamento a più alta intensità è una strategia più efficace per eliminare il grasso addominale rispetto all'allenamento solo cardiovascolare aerobico a bassa intensità. Un ulteriore vantaggio dell'esercizio fisico è la riduzione dello stress e dei livelli di insulinemia, che riducono ulteriormente la presenza di cortisolo, un ormone che favorisce i depositi di grasso intra addominale.

La presa di coscienza dei rischi associati all'eccesso di grasso addominale è considerata molto più importante delle preoccupazioni di natura estetica. Inoltre, la comprensione dei problemi di salute legati all'obesità addominale può aiutare nel processo di auto-motivazione. Come accennato in precedenza, il grasso addominale è collegato a malattie cardiovascolari, diabete e anche cancro. Nello specifico, è il grasso viscerale che presenta maggiori rischi per la salute, poiché gli adipociti in oggetto producono ormoni che possono influire negativamente sulla salute – ad esempio aumentando la resistenza all'insulina e / o il rischio di cancro al seno. Il pericolo aumenta in considerazione del fatto che si trovino in prossimità o attorno agli organi nella cavità addominale. Per esempio, il grasso vicino al fegato tende a drenare al suo interno, causando steatosi epatica grassa, un fattore di rischio per insulino-resistenza e diabete di tipo 2.

In presenza di diabete mellito tipo 2, il medico potrebbe invece prescrivere farmaci antidiabetici come metformina e tiazolidindioni (rosiglitazone o pioglitazone), piuttosto che derivati delle ​​sulfoniluree. I tiazolidindioni possono causare un leggero aumento di peso ma ridurre il grasso addominale "patologico" (grasso viscerale) e pertanto possono essere prescritti per i diabetici con obesità centrale. Il tiazolidinedione è stato associato a scompenso cardiaco e aumento del rischio cardiovascolare; quindi è stato ritirato dal mercato in Europa dall'EMA nel 2010.

Le diete a basso contenuto di grassi potrebbero non essere un intervento efficace a lungo termine per l'obesità: come hanno scritto Bacon e Aphramor: "La maggior parte degli individui riguadagna praticamente tutto il peso perso durante il trattamento". Lo stesso dicasi per le diete ipoglucidiche, chetogeniche e iperproteiche. La scelta migliore rimane quella di uno schema equilibrato ma ipocalorico, con una decurtazione calorica di circa il 30% rispetto alla normocalorica.

 

 

 

 

 

 

 


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