Greco (IdM): "Direzione Roma a difesa della sanità pubblica"

Greco (IdM): "Direzione Roma a difesa della sanità pubblica"

"Direzione Roma a difesa della sanità pubblica. Al fianco dei sindaci calabresi, baluardi di democrazia sempre in prima linea per garantire i diritti delle comunità. E' quanto scrive su Facebook il segretario federale di Italia del Meridione, Orlandino Greco che insieme al sindaco di Castrolibero, Giovanni Greco e l'assessore del comune di Castrolibero e coordinatore regionale di Anci Giovani Calabria, Marco Porcaro si sta recando a Roma per partecipare, insieme ai sindaci della Calabria, alla manifestazione sull'azzeramento del debito della Sanità.

I sindaci calabresi, infatti, si troveranno a manifestare tutti insieme, indipendentemente dall’appartenenza politica, davanti a Palazzo Chigi e hanno ben chiaro cosa vogliono dal Governo: intendono rappresentare "l’allarme crescente che si coglie nelle popolazioni dei comuni calabresi" di fronte al disastro sanità in cui la regione sta sprofondando ogni giorno di più. Il nuovo decreto Calabria - che proroga con qualche discutibile correttivo il precedente obbrobrio varato dal Conte 1 - è una nuova sciagura per la Calabria e i calabresi. Si ribadisce il commissariamento (anche se trovare un commissario sta diventando una corsa a ostacoli), e si sottrae ancora una volta la gestione della sanità ai calabresi.

Chi ha provocato i guasti della sanità calabrese? Al di là delle responsabilità penali su cui dovrà indagare la magistratura, c’è un responsabile istituzionale dello sfascio: il Governo. A fine luglio 2010 veniva cancellata la figura dell’assessore regionale alla Sanità e la responsabilità veniva acquisita dal Governo che avviava il commissariamento affidandolo al presidente della Regione Giuseppe Scopelliti. Il ministro delle Finanze dell’epoca era Giulio Tremonti, in carica c’era il Governo Berlusconi IV, il sessantesimo dalla nascita della Repubblica, e sarebbe rimasto in sella fino al 16 novembre 2011. Il commissariamento - secondo Tremonti - "doveva gestire il settore - affiancato dalla Guardia di Finanza - per sancire il ritorno dello Stato".

I risultati sono noti, fino agli ultimi disastri firmati Cotticelli. La responsabilità è decisamente di chi ha scelto i vari commissari per sanare il deficit e non ha controllato cosa si stesse facendo: sempre il Governo. Per questa ragione, già solo a titolo di risarcimento, il Governo dovrebbe azzerare il debito della sanità calabrese e permettere alla regione di ricominciare da zero. E ci sono le condizioni, vista l'elasticità finanziaria concessa agli Stati per l’emergenza Covid, perché si possa davvero pensare ad azzerare tutto.

Il Consiglio regionale della Calabria è formalmente sciolto, la Giunta si può occupare solo di ordinaria amministrazione, ma intanto la gente soffre e muore. Serve un commissario capace e competente che abbia a disposizione una squadra locale di scienziati, ricercatori, tecnici, amministratori: tutte professionalità di cui la Calabria è ampiamente ricca. Non basta la competenza amministrativa, servono conoscenza medico-sanitaria e conoscenza del territorio. Diversamente sarà un’impresa che parte già con freno a mano tirato.

Sono arrivate le tende-ospedali ma dove sono i medici, gli infermieri specializzati, i tecnici necessari a offrire l’assistenza che serve? Ci sono una decina di ospedali in disuso, abbandonati, pronti, ripristinabili quasi subito. Il Governo, lo Stato non può ignorare, trascurare, dimenticare la Calabria e i calabresi.

L’Associazione dei Comuni Italiani (Anci) Calabria l’11 novembre ha votato un documento già trasmesso a Palazzo Chigi con cui indica le priorità da raggiungere. Cinque punti con i quali si mettono in evidenza le seguenti necessità: superare la fase di commissariamento nella sanità calabrese; abbattere e ripianare il debito storico provocato dalle stagioni commissariali; potenziare il personale sanitario superando i vincoli imposti dal precedente decreto Calabria scaduto il 3 novembre; attivare il Piano Covid con allestimento di posti letto di terapia intensiva e subintensiva (con assunzione di medici e paramedici) e acquisto della strumentazione necessaria; coinvolgere i sindaci nelle Conferenze sanitarie regionali.

La Calabria ha bisogno di ripartire, cominciando proprio dalla sanità.

L'iniziativa

Tantissime adesioni per l’iniziativa promossa da Anci Calabria e sostenuta dai cinque sindaci dei capoluoghi di provincia. "Le adesioni sono altissime, ma per attenerci al massimo rispetto delle norme anti-Covid cercheremo di contenere il numero di partecipanti in circa la metà dei sindaci calabresi". In altre parole - secondo quanto afferma il presidente facente funzioni di Anci Calabria, Francesco Candia - saranno almeno 200 i primi cittadini che parteciperanno alla manifestazione promossa dall’associazione dei Comuni per sollecitare risposte efficaci alla crisi della sanità regionale.

Dinnanzi a Palazzo Chigi (ore 14.30) per quello che viene definito un “sit-in statico” (cioè con distanziamento) si ritroveranno anche i cinque sindaci dei capoluoghi di provincia e numerosi parlamentari calabresi che hanno aderito. Un’iniziativa trasversale, che prescinde dalle appartenenze politiche e, proprio per questo, dà la misura di quanto il problema della sanità in Calabria sia ormai talmente allarmante da annullare, almeno in questa circostanza, speculazioni di parte.

In particolare, gli amministratori calabresi chiedono il superamento del commissariamento, l’abbattimento del debito storico del settore, il potenziamento del personale nella rete sanitaria regionale l’adozione di immediate ed efficaci misure anti-Covid, soprattutto con riguardo all’aumento dei posti letto in terapia intensiva e subintensiva. Per raggiungere questi obiettivi propongono di emendare il testo del nuovo Decreto Calabria durante la fase di conversione in legge. Proposte che avranno modo di ribadire a Governo durante l’incontro con una delegazione dei sindaci che seguirà la manifestazione in piazza.

 

 

 

 

 


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