Addio a Stefano D'Orazio: batterista dei Pooh

Addio a Stefano D'Orazio: batterista dei Pooh

Era malato da tempo, Stefano D'Orazio, ma la sua morte è stata improvvisa. Il batterista dei Pooh scomparso a 72 anni era ricoverato da una settimana e le sue condizioni sono peggiorate nelle ultime ore nonostante, come scrivono i suoi compagni di band sui social, qualche miglioramento lasciasse sperare per il meglio. "Il Covid ha colpito ancora", ha annunciato in diretta a Tale e quale show Loretta Goggi. Un fulmine a ciel sereno che inquieta il mondo della musica e l'Italia intera: D'Orazio sarebbe dunque morto per un mix di coronavirus e patologie pregresse, in una drammatica accelerazione clinica nel giro di pochi giornii.

La causa del decesso è stata confermata anche dall'agenzia Asca, mentre massimo riserbo da Red Canzian, Dodi Battaglia, Roby Facchinetti e dallo staff dell'artista, che nel 2017 si era sposato per la prima volta con la giovane compagna Tiziana Grandoni dopo una vita dedicata alla musica. D'Orazio era il "ministro delle finanze" dei Pooh, di cui oltre che i testi, "i tamburi" e la voce curava anche gli aspetti legati al marketing. Ma in fondo, era semplicemente una delle anime del più popolare e longevo gruppo della musica leggera italiana.

In un post sui Social poco dopo la mezzanotte i Pooh hanno scritto: "Stefano ci ha lasciato! Due ore fa... era ricoverato da una settimana e per rispetto non ne avevamo mai parlato... oggi pomeriggio, dopo giorni di paura, sembrava che la situazione stesse migliorando... poi, stasera, la terribile notizia. Abbiamo perso un fratello, un compagno di vita, il testimone di tanti momenti importanti, ma soprattutto, tutti noi, abbiamo perso una persona per bene, onesta prima di tutto con se stessa. Preghiamo per lui. Ciao Stefano, nostro amico per sempre... Roby, Dodi, Red, Riccardo".

I POOH

Entra a far parte dei Pooh nel 1971, in seguito all'uscita di Valerio Negrini, e vi rimane fino al 2009, scrivendo anche una parte dei testi delle canzoni del gruppo. Lascia la band dopo un tour di 38 date conclusosi a Milano e dopo un'ultima canzone inedita cantata a quattro voci, 'Ancora una notte insieme', contenuta nella raccolta omonima. L'addio al gruppo avviene con una lettera commovente, nella quale diceva: "Sono al capolinea. Sto per scendere dalla grande astronave luminescente e fortunata che per tanti anni mi ha trasportato oltre le mie aspettative in una lunga avventura indimenticabile, spesso faticosa, quasi sempre straordinaria", e concludeva con "Grazie, io scendo qui". Rientra nel gruppo nel 2015, in occasione del cinquantennale della band e scrive gli ultimi suoi tre testi per il gruppo: 'Tante storie fa', 'Le cose che vorrei', 'Ancora una canzone', che sono anche le uniche canzoni di tutta la discografia del gruppo interpretate a cinque voci alternate, anche con Riccardo Fogli.

SOLISTA

Numerosi i progetti solisti, comprese diverse incursioni nel mondo del musical, fra le altre la stesura dei testi italiani del musical 'Mamma Mia' su richiesta degli Abba, 'Aladin' scritto da lui, 'Pinocchio' di cui scrive i testi, 'W Zorro', 'Cercasi Cenerentola'. Nel 1975 è autore di tutte le 11 tracce del disco di esordio di Alice, La mia poca grande età. Nel 1986 scrive il testo della canzone Grande grande amore per Lena Biolcati, con il quale vince il Festival di Sanremo nella sezione Nuove Proposte.

PRIMA DEI POOH

Alla musica e all'adorata batteria D'Orazio si era avvicinato negli anni del liceo, con il gruppo The Kings, prima band cui seguono, stessi componenti nuovo nome, The Sunshines. Con loro l'esordio da paroliere firmando 'Ballano male'. Per vivere di musica D'Orazio declina l'arte in ogni direzione, incrocia anche Carmelo Bene fornendo la colonna sonora del suo spettacolo "Osram", poi entra nel gruppo Italo e il suo complesso, che diventa in breve I naufraghi. Apre due 'Cantine Club' a Roma e lavora per la Rca, fa la comparsa a Cinecittà, comparendo in una decina di film tra cui diversi spaghetti western e una pellicola con Totò.

DODI

"Stefano D'Orazio era il fratello che io, figlio unico, non avevo. Quando perdi una persona così cara, soffri da morire, ma non ti rendi conto subito di quello che è successo". Dodi Battaglia, chitarrista dei Pooh, ricorda così lo storico batterista del gruppo. "E' una tragedia. Le lacrime di questo momento sono solo una minima parte di quelle che verseremo quando andremo nell'ufficio in cui c'era lui, quando vedremo una Jaguar bianca come quella che aveva lui o quando vedremo un altro batterista volteggiare con le bacchette come faceva lui". Il dolore è aggravato dal pensiero dell'amico che muore isolato in un letto a causa del Covid-19.

"Stefano non stava bene, ma non sembrava niente di così allarmante. Era ricoverato a Roma in una struttura sanitaria. Si era infettato con questo virus, ma come tante altre persone... Fino a tre ore fa aspettavo un messaggio di aggiornamento e invece mi è arrivata questa mazzata che mi ha spezzato le gambe. E' devastante immaginarlo morire in solitudine", confessa Dodi. "Il legame di questi 50 anni, le cose che abbiamo fatto insieme, ci hanno uniti forse anche più di un vincolo fraterno di sangue", aggiunge. Con gli altri Pooh, Red Canzian, Roby Facchinetti e Riccardo Fogli, si piange al telefono in questa notte.

Tra gli infiniti ricordi che legano Dodi a Stefano c'è una canzone dal titolo 'Un vero amico', di cui Battaglia aveva scritto la musica e D'Orazio il testo. "Lui e Valerio Negrini hanno scritto parole bellissime delle canzoni dei Pooh. Per farlo come hanno saputo farlo loro, devi avere una grande profondità. Stefano era romano, trasudava una grande umanità e bonarietà. Conoscendo entrambi i suoi genitori - racconta ancora Dodi - posso dire che aveva preso il meglio da ciascuno di loro: aveva una mamma straordinaria e un papà integerrimo.

Stefano era una persona con tante virtù: trasparenza, onestà, sensibilità, intelligenza". D'Orazio fu il primo a lasciare i Pooh. "Contrariamente ai miei colleghi - ricorda Dodi - dopo aver tentato in tutte le maniere di farlo rimanere, una decina di giorni dopo rinunciai. Pensai che quella fosse la scelta giusta. Feci questo ragionamento: se lui è mio fratello (e lo fa non per scappare a 60 anni con una ballerina bulgara) evidentemente ha preso una decisione che devo rispettare. Un amico vero fa così. Allora gli dissi 'se non ti senti bene insieme a noi e sii felice, fai il monaco buddista, apri una gelateria a Torvaianica, fai quello che vuoi'". Anche quando gli altri Pooh non c'erano, Stefano c'era. "Venne anche al Dodi day a Bellaria per me. Prese la macchina e mi raggiunse con altri amici come Mario Biondi, Gigi D'Alessio, Il Volo. E' stato proprio un vero amico, un fratello con me e spero - conclude - di esserlo stato anche io per lui".

 

 


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