Anna De Vincenti e lo... smarrimento

Anna De Vincenti e lo... smarrimento

Lo confesso: sento in me un grande smarrimento ed è proprio il fatto di potersi smarrire ancora alla mia età che mi lascia smarrita. Lo smarrimento è della prima volta che senti il cuore battere all’impazzata perché ti piace il ragazzo della classe accanto, che fa l’ultimo anno e ti sembra bellissimo. Lo smarrimento è di quando entri in classe per la prima volta e senti la tua voce dire “Sono la vostra prof di Filosofia” mentre il preside fino ad un attimo prima ti aveva scambiato per un’alunna e ti aveva urlato “in classe, altrimenti ti faccio una nota”.

Lo smarrimento è di quando ti nasce un figlio e guardandolo estasiata ti chiedi se saprai crescerlo, provando ad immaginare quanti errori farai. Lo smarrimento è di quando perdi i genitori e ti scopri vulnerabile perché non hai più radici e non potrai più chiedere a tua madre le dosi della crema che, stranamente, dimentichi sempre: fino a quel momento la dimenticanza non era importante, tanto c’era lei che sopperiva alla tua smemoratezza, aggiungendo “e che testa volata che sei” che sembrava quasi un ingrediente da aggiungere alla fine a rendere più fragrante il dolce.

Lo smarrimento è di quando i tuoi figli ti dicono che andranno a vivere ognuno per conto proprio e li guardi con occhi nuovi: i teneri batuffoli di carne, umori scambiati e lacrime e poi sorrisi sono diventati giovani uomini che spavaldamente vogliono provare la vita e tu ti domandi quando è iniziata la metamorfosi. Tu, quella #hotuttosottocontrollo come hai fatto a non vedere i segnali del cambiamento? Miseramente ti ripeti: "Sembra ieri che…".

Lo smarrimento è di quando saluti la scuola, i colleghi, la tua ultima classe: quella scelta, perseguita con testardaggine e sacrifici si è compiuta, è giunta al capolinea e tu devi reinventarti una vita. Poi, però, trovi una nuova forza e come hai scoperto che è bello avere figli cresciuti, con cui puoi confrontarti da adulta senza perdere la tenerezza dell’infanzia, così scopri che il cammino sul viale autunnale di rosse foglie e di dolcezza di sentimenti, in fondo non è male anche se il passo è più lento, come una benedizione - a pensarci bene - perché ti permette di assaporare meglio lo scampolo di vita che ti rimane.

In un delirio di onnipotenza ti senti addirittura nella condizione di poter dispensare consigli gratuiti, dall’alto della tua saggezza (!), a quegli sprovveduti, arroganti, teneri, spavaldi giovani che non sanno ancora niente di come morda il tempo e di quante cicatrici riesca a lasciarti. Loro sono com’eri tu una volta: tumultuosi e arroganti, sfrontati e impertinenti, fragili e teneri, tu no, tu non più!

E così ti sembra che la vita ricominci a fluire su binari tranquilli, come un treno che rallenta per farti godere del panorama e sul più bello, proprio quando stai programmando il viaggio a Parigi e poi quello a Siracusa a vedere le tragedie …. “che danno quest’anno?” … “Chissà se convinco i figli a venire con noi”… “Cè quel magnifico agriturismo dove si mangia proprio bene”… “Ma sì, crepi l’avarizia, andiamoci tutti insieme, pago io”......proprio allora avvisti il cigno nero, imprevisto e forse imprevedibile, con un nome pauroso in una forma affascinante che beffardamente sembra un fiore.

Tu pensi di poterlo fronteggiare con la forza della saggezza e della consapevolezza: stiamo a casa, facciamo i dolci e le pizze, anche il pane se serve, leggiamo, studiamo, creiamo, ce la faremo, ne sono certa, ne usciremo migliori e il pelo dell’acqua tornerà ad essere solcato solo da magnifici cigni bianchi.

Certa? Di cosa? Oggi di niente!

L’incubo ricomincia e io mi smarrisco, di nuovo come davanti al primo palpito d’amore, come davanti alla prima lezione in classe, come davanti alla vita fluita da me, come davanti al dolore della perdita. Non so fronteggiare la preoccupazione dei miei figli, per il lavoro e per le loro vite appena tracciate, la fragilità di noi “vecchietti”, l’incredulità dei comportamenti scorretti, la mancanza di parole consolatorie: mica si tratta più di un ginocchio sbucciato, di una lite con il compagno di banco, di un brutto voto al compito, no, qui si tratta di cose serie, si tratta della vita.

La confusione è grande sotto questo cielo e davanti alle certezze altrui, di fede e di ragione, sento lo smarrimento crescere.

 

Anna De Vincenti

 

 

 

 


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